di
Achille Nobiloni
Davvero impressionante rileggere i brani seguenti tratti dalla
premessa al libro nella foto, scritti dall’autore, l’economista Giulio Sapelli, il 20 settembre 1992. Oltre
a ritrovarci temi attualissimi, quali il debito pubblico, il ruolo dei mercati
internazionali, il ruolo della Germania, la difficoltà nel realizzare una vera
unificazione economica dell’Europa, perfino la necessità delle “lacrime e
sangue”, l’occasione mancata delle privatizzazioni, i risvolti sociali della
crisi economica del paese e delle imprese e la necessità di una nuova classe
dirigente in grado di guardare allo sviluppo del paese superando corporativismi
e divisioni di parte, viene spontaneo chiedersi, leggendo questi brani
estrapolati qui è là, come abbiamo fatto a tirare avanti altri vent’anni in
queste condizioni!!
"Un governo per troppo tempo irresoluto e debole che si
accompagnava al ruolo di una Banca centrale quanto mai determinata nella difesa
della nostra moneta, così come nell’invocare decisivi provvedimenti
diretti ad arginare il debito pubblico.
Il nodo gordiano è stato tagliato dall’azione dei mercati
internazionali che ha travolto le resistenze delle banche centrali e della concertazione
resa possibile dal Sistema monetario europeo.
Il rinascente nazionalismo economico che investe i capitalismi
europei in profonda crisi di identità in un momento cruciale della
ridefinizione delle aree economiche mondiali addebita quanto è
accaduto in primo luogo alla politica della Banca centrale tedesca.
Il “caso tedesco” rende immediatamente evidenti i grandi divari
di stabilità e di produttività esistenti in un’Europa ancora molto lontana
dall’essere unificata economicamente, al di là di tutte le
retoriche europeistiche.
La fluttuazione delle monete o il ripristino di un sistema di
controllata e limitata oscillazione dei cambi non ci esimono dal
considerare inderogabile la caduta dell’indebitamento pubblico.
Nello stesso modo radicale, perché questo paese ha bisogno
di “lacrime e sangue” per risollevarsi, occorre guardare alle privatizzazioni verso le
quali oggi ci si vuole avviare: esse devono essere l’occasione per ridefinire aspetti
essenziali di un capitalismo partitico e familistico che non è più in grado di
reggere la concorrenza di un mercato sempre più globale.
I dati sulla situazione delle imprese industriali, con il loro
crescente indebitamento e la crescente difficoltà competitiva, testimoniano di
un passaggio difficile e cruciale non tanto per la nostra economia,
quanto per il nostro intero sistema sociale.
Soltanto l’aumento della produttività e dell’efficienza, soltanto il ripristino
di regole comuni per la difesa della cittadinanza sociale, soltanto il venir meno
di propensioni particolaristiche e corporative, soltanto la formazione di una
nuova classe dirigente possono consentire all’Italia di mantenere il posto che si è
conquistata nella civilizzazione mondiale.
E’ sul terreno difficile e impervio dei doveri che possono selezionarsi le
forze del cambiamento, al di là di obsolete e conservatrici divisioni di
parte".
Tutta altra storia
quella del libro del giornalista Giuseppe
Turani, scritto nel 1987: “La locomotiva Italia – Quando e perchè l’Italia supererà
Francia e Germania. L’economa dei Sette Grandi da oggi al 2025”, scritto in piena epoca craxiana e nella cui cover
si afferma: “La «locomotiva Italia» è partita, e
tutto lascia pensare che farà moltissima strada.
La tesi di fondo di questo libro, a metà fra il saggio e il pamphlet, è
imprevista e affascinante. Dallo studio degli scenari messi a punto dal Fondo
Monetario internazionale di Washington si rileva che l'Italia, al di là delle
crisi congiunturali e dei problemi comuni alle altre economie occidentali, ha
un futuro importante, che va ben oltre quello che solitamente pensano i
politici e l'opinione pubblica.
I numeri, le previsioni e tutti gli
scenari possibili dicono che si sta avviando a diventare uno dei Paesi-chiave
del mondo e il Paese-leader del Vecchio Continente. Questo
comporta che ci sia una svolta nella gestione del Paese e nel dibattito
culturale e politico. Siamo alla vigilia, cioè, di un immenso terremoto nello
schema dei consumi, nelle abitudini di vita, e quasi certamente anche nella
politica e nel costume.
Il cambiamento di cui sta per essere
protagonista l'Italia è il più grande di tutta la sua storia ed è, per molti
versi, inevitabile.
Solo una massa di errori potrebbe impedirle di essere, all'inizio del terzo
millennio, il primo Paese d'Europa, oppure un aggravarsi della crisi
demografica di cui si avvertono già i primi segnali. Oltre ad analizzare la
situazione italiana, il libro traccia un quadro completo dell'evoluzione della
popolazione, della tecnologia, del reddito e dei problemi del pianeta da oggi
al 2025, con particolare riferimento ai Sette Grandi, cioè ai sette Paesi più
industrializzati del mondo”.
Beh,
se si sia trattato di “massa di errori” oppure di “aggravarsi della crisi
demografica” non saprei dire ma di certo si può sostenere che essendosi
cimentati nella difficile arte delle previsioni l’economista Sapelli ha battuto
il giornalista Turani con un netto tre a zero!
La capacità di visione in Italia appartiene a pochissimi eletti L'Educazione alla "lunga durata" viene da lontano da radici intellettuali profonde, coltivate, amate : fiori dal prfumo che lievemente non si dissolve mai ma solo per menti pronte ad assimilarlo per narici accuratemante educate alla riflessione senza barriere
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