sabato 5 aprile 2014

E se lo lasciassimo lavorare?

di Achille Nobiloni

Abbiamo avuto gli anni della Prima Repubblica "storica", del centrosinistra e del CAF, l'effimero benessere (.... a cambiali) di quell'epoca e le cose sono andate come sono andate; abbiamo avuto l'era berlusconiana finita con una deposizione incruenta e le cose sono andate come sono andate; abbiamo avuto l'esperienza, breve, del professore con tecnici e le cose sono andate come sono andate; abbiamo avuto l'esperienza, brevissima, del Letta junior e le cose sono andate come sono andate, tutte le volte sempre in modo molto prevedibile perché impostate su una politica vecchia maniera senza grandi novità. Ora abbiamo da un lato Matteo Renzi (ognuno lo chiami o definisca come vuole) e dell'altro Beppe Grillo e il suo movimento (ognuno li chiami e definisca come vuole).
Matteo Renzi, il "non eletto" (ma quando mai un Presidente del Consiglio è stato eletto dal popolo?!) è legittimamente alla guida del Paese, scelto dal Presidente della Repubblica sulla base della Costituzione vigente e finchè si regge su una maggioranza parlamentare non si capisce perché dovrebbero esserci nuove elezioni o perché sia peggio di Bersani che, secondo alcuni "eletto dal popolo", non era riuscito a formare un governo.
Beppe Grillo è legittimamente alla guida di un grande (il più grande?) movimento/partito di opposizione espresso dagli elettori, che però rivendica il suo diritto (lo si è visto in vari streaming) di non avere nulla a che fare con chi governa preferendo aspettare di avere il 51% dei voti per "governare da solo".
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Indipendentemente dal giudizio sul merito, credo che Matteo Renzi abbia diritto di provare a realizzare il suo programma (velleitario o no saranno i fatti a dirlo ma certamente di rottura rispetto al passato, come da molti auspicato) senza doversi guardare le spalle non solo dagli avversari politici ma anche dai suoi stessi compagni di partito ("dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io") né più né meno come Beppe Grillo dovrebbe avere diritto di farsi la sua campagna elettorale basata però più sui programmi che sulla denigrazione di Renzi.
Quello che lascia perplessi e fa pensare che l'Italia sia davvero un Paese molto diverso e molto indietro rispetto agli altri è questa continua guerra di tutti contro tutti nella quale sono più il tempo e le energie spese a doversi difendere dalle accuse che cadono da tutte le parti che quelli impiegati invece a cercare di governare e amministrare il Paese. Quel che è peggio è vedere come questo clima venga scientemente e volontariamente esacerbato proprio da giornali, televisioni e mezzi di informazione i cui attori, giornalisti e conduttori di talk-show, si impegnano sempre più a buttare benzina sul fuoco e aizzare i politici l'uno contro l'altro al solo fine di fare spettacolo e incrementare l'audience dei rispettivi talk-show.
Penoso ieri sera vedere, da Mentana a Bersaglio Mobile, il giovane Civati e il vecchio Rodotà che si davano man forte l'uno con l'altro contro un assente Renzi al solo fine di poter certificare la loro esistenza in vita (vita "politica" s'intende), con Rodotà che "pretendeva rispetto" da quella che lui ironicamente continuava a chiamare con una smorfia polemica la "illustre ministra" Boschi (mostrandone pochino lui di rispetto) rea di avergli ricordato la sua proposta di legge, di cui lui stesso ha ammesso si era dimenticato, per l'abolizione del Senato oggi riproposta da Renzi ma da Rodotà e Civati definita "svolta autoritaria". Diceva Civati che aveva anche discusso più volte col professore per capire se l'espressione "svolta autoritaria" fosse adeguata o meno!!
Altrettanto penoso sentire un po' più tardi a Night Desk l'ex-ministro Ferrero rinfacciare a Renzi il patto con Berlusconi senza riflettere, Ferrero, Civati, Cuperlo, la Bindi e tanti altri, che se la sinistra (o quella che si definisce sinistra) appoggiasse Renzi forse lui sarebbe più di sinistra e non avrebbe bisogno di stringere patti con Berlusconi per avere l'appoggio che i suoi non gli danno, nel tentativo di cambiare e rinnovare l'Italia.
Forse bisognerebbe dare a Renzi la possibilità e il tempo di provare a realizzare il suo programma senza andare tutti quanti la sera in TV a farsi belli con delle siderali seghe mentali sui "se", sui "ma" e sui "però", oppure avere il coraggio di ritirargli la fiducia, assumendosene la responsabilità e avendo però elaborato prima un valido programma alternativo col quale presentarsi al pubblico e agli elettori. Altrimenti è troppo facile criticare senza proporre alcunché: a far politica così son capaci tutti.
Quindi, riassumendo e concludendo:
  1. a Palazzo Chigi oggi c'è Matteo Renzi (che lo si chiami Renzie, ebetino, burattino, ecc.);
  2. primo in lista d'attesa c'è Beppe Grillo con i suoi;
  3. i vari "gufi" si diano quindi una regolata: o lascino lavorare Renzi o lo facciano cadere e siano pronti, con valide proposte alternative, ad affrontare la sfida con Grillo: delle loro lezioni serali/notturne nei talk-show si può fare tranquillamente a meno!