venerdì 5 dicembre 2014

La "Cupola romana": specchio dei tempi ... cambiati!

di Achille Nobiloni

La vicenda della “cupola romana” ci fa chiedere come in Italia la politica sia potuta arrivare a questi livelli di contaminazione.
Ebbene una chiave di lettura può essere questa: una volta era l’occasione che faceva l’uomo ladro e in mezzo a molti politici ce n’erano anche di corrotti. Tanti o pochi non saprei dire (secondo me sempre troppi!) ma certamente una minoranza. All’epoca c’erano però le scuole di partito, le organizzazioni giovanili, le sezioni giovanili dei partiti e chi si avvicinava alla politica spesso lo faceva da giovanissimo, per passione, e si faceva le ossa partendo appunto dalle sezioni giovanili e passando poi per le amministrazioni locali fino a diventare amministratore provinciale o regionale quando non addirittura parlamentare. Strada facendo qualcuno si lasciava tentare dalle “occasioni”, che già allora non mancavano, e da lì alla “tangentopoli” del 1992 il passo non fu poi lunghissimo.


Oggi le scuole di partito non ci sono più e le sezioni giovanili dei partiti nemmeno, molto spesso le motivazioni che spingono a entrare in politica sono diverse da quelle di una volta e la carriera viene perseguita non facendo una lunga e faticosa gavetta ma attraverso la ricerca di conoscenze e scorciatoie di ogni tipo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: faccendieri, autisti o portaborse di personaggi politici, opportunisti di qualsiasi tipo che, sempre più numerosi, riescono a fare una propria carriera politica ricoprendo qui o là incarichi nelle Istituzioni o in società o aziende che dipendono dalla politica quando addirittura non si improvvisano imprenditori e dalla politica riescono a ottenere appalti e commesse … per non parlare di quelli che riescono a fare entrambe le cose diventando politici, amministratori o “grand commis” e appalti e commesse li ottengono per parenti, affini e amici.
Se tutto ciò sia stato studiato a tavolino o anche qui si sia trattato di un’”occasione” fortuita non saprei dire, fatto sta che il fenomeno è venuto a coincidere temporalmente con la fine della Prima Repubblica e paradossalmente con l’avvento di Forza Italia, nata nel gennaio 1994 proprio come risposta del mondo imprenditoriale al decadimento della politica italiana sempre più corrotta e distante dalle esigenze dei cittadini.
L’intento dichiarato di Berlusconi era quello di porre al servizio del Paese la propria esperienza di imprenditore che aveva saputo creare dal nulla un grande gruppo industriale formato da una molteplicità di aziende e una moltitudine di dipendenti. Solo che invece che a un “innesto” si procedette a un “espianto” e la vecchia politica, ormai completamente compromessa nell’immagine e delegittimata nella sostanza, fu sostituita dalla nuova politica sviluppatasi sul modello “manageriale” introdotto da Berlusconi.
Complice il sistema del reclutamento, delle cooptazioni e delle liste bloccate, con il tempo sono poi cambiati anche il modo e le motivazioni attraverso cui si determina l’ingresso in politica e sempre più numerosi sono diventati i casi in cui le conoscenze e gli agganci con certi ambienti hanno sostituito la vecchia gavetta di una volta nelle file delle sezioni giovanili dei partiti e nelle amministrazioni comunali di provincia. Allo stesso modo l’ambizione di allargare il proprio giro di clienti o di appalti da parte di liberi professionisti e imprenditori ha sostituito l’abnegazione con cui in passato molti personaggi illustri si cimentavano nella politica pensando più all’interesse comune che al proprio tornaconto.
Insomma se in passato in politica si entrava per passione e spirito di servizio e strada facendo era “l’occasione” che induceva alcuni ad approfittarne per trarre vantaggi personali, oggi sono numerosi (certamente più numerosi che in passato e senza troppe distinzioni di partito) coloro i quali vi entrano fin dall’inizio con l’idea di spremere il limone più che possono.
Ecco perché vicende come quella della “cupola romana” stupiscono sempre meno, l’indignazione della gente cresce sempre più e l’astensionismo elettorale anche. La salvezza dell’Italia non dipende tanto dall’euro, dal debito pubblico o dalla spending review quanto dal recupero dell’educazione civica che una volta si insegnava nelle scuole e ora non più.