di Achille Nobiloni
Mi dispiace dirlo ma molti dei sostenitori del
NO al referendum del 4 dicembre giocano sporco e cercano di imbrogliare le
persone!!
Lo fanno dicendo loro che con la revisione
costituzionale l’Italia rinuncia alla propria sovranità nazionale rimettendola
nelle mani dell’Unione Europea. Lo fanno portando a sostegno di questa loro
tesi la modifica dell’Art. 117 nella parte in cui recita che la potestà
legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni “nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall’ordinamento
dell’Unione europea e dagli obblighi internazionali”.
Bene ma quanti di voi hanno letto e messo a
confronto il vecchio e il nuovo Art. 117 della Costituzione? Quanti si sono
accorti che nel primo capoverso, quello richiamato appunto da molti dei
sostenitori del NO, sono assolutamente identici tranne che per la sostituzione
di “comunitario” con “dell’Unione europea” cioè due
espressioni che significano esattamente la stessa cosa?
Il fatto è che una volta, tanti anni fa, l’Unione si chiamava Comunità europea e il suo ordinamento era l’“Ordinamento comunitario”. Oggi che si chiama Unione europea “Ordinamento unitario” non significherebbe niente e quindi è stato corretto in “Ordinamento dell'Unione europea” ma è solo una correzione lessicale e nella sostanza non cambia nulla. Quindi dire che con questa modifica l’Italia rinuncia alla sua sovranità nazionale è solo un imbroglio!
Il fatto è che una volta, tanti anni fa, l’Unione si chiamava Comunità europea e il suo ordinamento era l’“Ordinamento comunitario”. Oggi che si chiama Unione europea “Ordinamento unitario” non significherebbe niente e quindi è stato corretto in “Ordinamento dell'Unione europea” ma è solo una correzione lessicale e nella sostanza non cambia nulla. Quindi dire che con questa modifica l’Italia rinuncia alla sua sovranità nazionale è solo un imbroglio!
Guardate con i vostri stessi occhi, nella foto
qui sopra (cliccateci sopra per ingrandirla), questa famigerata modifica, e dite se non vi sentite presi in giro!
Presi in giro da molte di quelle stesse persone che in cerca di fama e affermazione
politica personali, al referendum del marzo scorso dicevano “Stop alle trivelle” e pubblicavano foto
di scoppi e incendi sulle piattaforme a mare, foto di cormorani coperti di
petrolio e volevano farvi credere che quel referendum serviva a evitare tutto questo
invece che a lasciare sottoterra le riserve nazionali di gas naturale già
scoperte e in corso di estrazione, impedendo, alla loro scadenza, il rinnovo dei permessi già
concessi e in corso di sfruttamento.
Presi in giro da molte di quelle stesse persone
in cerca di fama e affermazione politica personali che, non essendo riuscite a
imbrogliare i cittadini con il referendum di marzo, si sono date appuntamento a
quello di dicembre “per far cadere il governo Renzi”, denunciando così quello
che è il loro vero obiettivo primario: far cadere il governo, per lasciare poi
tutto come sta, continuare a fare i politici di mestiere tra mille chiacchiere
e promesse come negli ultimi trenta/quarant’anni, il tutto sulle spalle del
Paese e dei cittadini e anche con la pretesa di averli salvati da chissà quale
congiura antitaliana e filoeuropea.
Ma quella meramente lessicale, da “ordinamento comunitario” a “ordinamento dell’Unione europea”, non è
l’unica modifica dell’Art. 117. Esso restituisce allo Stato la competenza
esclusiva su materie strategiche che le erano state sottratte con la modifica
del Titolo V che, minando la certezza del diritto, tra un rimpallo di
competenze, permessi, ricorsi e controricorsi, aveva determinato la paralisi in
molti settori vitali per un paese come l’Italia, a partire da quello dell’energia
e delle infrastrutture energetiche, per cui la costruzione di un qualsiasi
insediamento produttivo diventava un terno al lotto, un procedimento della
durata di anni, dall’esito incerto e sempre rimesso in ballo all’ultimo istante
con la conseguenza di bloccare gli investimenti e far scappare la gran parte
degli investitori esteri.
Ma anche nel riordinare questa materia il nuovo
Art. 117 non spoglia le Regioni di tutte le proprie competenze e prerogative e
lascia loro potestà legislativa su molte cose, tra le quali: pianificazione del
territorio regionale e mobilità al suo interno; programmazione e organizzazione
dei servizi sanitari e sociali; p0rogrammazione dello sviluppo economico
locale; disciplina, per quanto di interesse regionale, delle attività
culturali, della promozione dei beni ambientali, culturali e paesaggistici, di
valorizzazione e organizzazione regionale del turismo, ecc.
Leggere per credere: la famigerata modifica
dell’Art. 117 è tutta riportata nelle fotografie qui sotto (cliccarci sopra per
ingrandirle) e le variazioni sono evidenziate in neretto.
Quando, nel 2001, venne inserita l'espressione "Ordinamento Comunicario", l'Unione europea esisteva già.
RispondiEliminaCon Maastricht (1993) venne meno la CEE e costituita la CE e l'UE, eppure venne scelto (comunque in modo deprecabile, ma non è che la riforma del 2001 sia proprio l'emblema della migliore riforma possibile), "comunitario" anziché Unione Europea. COMUNITA'!
Nel 2001 c'era la CECA, la CEEA e la CE, oltre all'Unione Europea. Venne scelto "COMUNITARIO".
Se fosse la stessa cosa, non ci sarebbe bisogno di alcuna rettifica di quell'articolo, ma la differenza c'è ed è sostanziale.
Ribadisco che la riforma del 2001 ha costituito il primo cappio, ma a partire dal 2007, con il trattato di Lisbona (che eliminava le comunità per rendere l'unione assorbente di tutto) quel comma restava privo di significato, essendo venuti meno i soggetti giuridici comunitari a favore di un "sovra Stato-NON STATO.
Scrivere, adesso, che la legislazione statale e regionale deve osservare la Costituzione e l'ORDINAMENTO UE, significa che la legislazione deve osservare i vincoli costituzionali e l'intero ordinamento di un altro Stato che ancora non c'è.
Esempio con la vicenda del latte in polvere di poco tempo fa: Se questa disposizione costituzionale fosse già in vigore, la Legge 138/1974 sarebbe incostituzionale e il divieto di detenere, trasportare o commercializzare prodotti caseari contenenti, anche in minima parte latte rigenerato da latte in polvere, sarebbe non esistente